La baia di Abu Qir

La baia di Abu Qir, sita in prossimità di Alessandria di Egitto, contiene due elementi di forte fascino: il Mediterraneo a nord, con tutto ciò che questo mare evoca, e a sud, alle sue spalle, l’Egitto, con tutto ciò che questa terra evoca.

Erodoto e Strabone avevano testimoniato e raccontato la presenza, su questo tratto di costa compreso tra l’attuale Abukir e la cittadella di Rosetta, in prossimità della foce del Nilo, di fiorenti porti commerciali e di meravigliosi centri religiosi e culturali; per centinaia di anni, Herakleion, Canopo e Menouthis sono rimasti solo dei nomi. Nessuna traccia concreta che ne attestasse la loro esatta posizione.

Anche se le prime scoperte si fanno risalire al 1911, si è dovuto attendere il 1992 e il lavoro sistematico di un team di ricercatori per scoprire la posizione e i resti, copiosi, di questi centri ora collocati in mare a 6 km dalla costa della baia di Abu Qir.

reperto Abu Qir

L’Institut Européen d’Archéologie Sous-Marine (IEASM), in collaborazione con il Consiglio Supremo delle Antichità dell’Egitto, avviò gli scavi subacquei sotto la supervisione dello studioso Franck Goddio. Venne subito delineata una nuova carta geofisica della zona e con i primi risultati raccolti si comprese che quel tratto di costa crollò sprofondando a sei metri sotto il livello del mare nell’VIII sec d.C, a causa di un violento terremoto. Da li in avanti, il naturale “lavorio” di inglobamento del fondale marino e i sedimenti portati dal Nilo hanno creato la copertura che ha celato all’umanità una parte dell’antico Egitto in contatto diretto con il mondo mediterraneo di Greci, Romani e Bizantini, prima della conquista araba.

Strutture templari in ottime condizioni (nella concezione egizia i templi erano strutture che dovevano durare in eterno essendo le dimore degli dei esattamente come le tombe lo erano per il defunto e, per tale motivo, dalla III dinastia in avanti venne utilizzato come materiale per eccellenza la pietra); tracce di case(tendenzialmente venivano realizzate in mattone crudo, materiale particolarmente deperibile); infrastrutture dei porti, gigantesche statue di divinità e sfingi, stele, offerte e oggetti liturgici, ceramiche, gioielli e monete (già di epoca greca), oggetti della vita quotidiana, anfore e contenitori. In sintesi una strabiliante collezione di tesori recuperati dal mare che documentano la vita, la cultura e le credenze degli antichi abitanti della “Ta mery “ (la terra amata, nome con cui identificavano il loro territorio).

Statua sommersa Abu Qir

Parecchi secoli di storia che si sovrappongono e che attestano ulteriormente (se ce ne fosse stato bisogno) la permeabilità e lo scambio culturale e commerciale tra le aree del Mediterraneo e l’Antico Egitto.

Nel 2009 in Italia e per l’esattezza a Torino, alla Venaria Reale, fu allestita una scenografica mostra “Egitto e tesori sommersi” realizzata con l’esposizione di molti reperti provenienti proprio da questi scavi.

Salvo recenti divieti, è possibile effettuare delle immersioni in zona,appoggiandosi a uno dei diving presenti sulla costa settentrionale certificati CDWS. Ciò che le guide locali portano a vedere sono solo una piccolissima parte di quanto è ancora sotto le acque, ma la suggestione che si riceve è senza dubbio meravigliosa. Poi, per completare il tutto, basta aiutarsi con l’immaginazione.

Da anni, invece, si parla della realizzazione di un museo sommerso costruito dal Governo egiziano coadiuvato da una commissione internazionale dell’Unesco. Ma visti i tempi…