In Italia è ancora considerata non come branca a sé stante ma come supporto ad altri settori dell’archeologia
L’Unesco, nella Convention of the Protection of the Underwater Cultural Heritage, fornisce una definizione interessante di ”patrimonio culturale subacqueo”, ovvero: ”[…] tutte le tracce dell’esistenza umana di carattere culturale, storico o archeologico che sono state parzialmente o completamente sommerse, periodicamente o in modo continuato per almeno 100 anni, come ad esempio: siti, strutture, edifici, manufatti e resti umani, insieme con il contesto archeologico o naturale in cui si trovano”. Da qui viene spontaneo pensare che la disciplina naturalmente preposta a occuparsi di tutto quanto sopraccitato sia l’archeologia subacquea.
Nonostante essa sia molto giovane, e gli argomenti a favore di una sua più ampia autonomia sono tanti e complessi, l’archeologia subacquea, in Italia, è ancora considerata non come branca a sé stante ma come supporto ad altri settori dell’archeologia (si pensi per esempio all’archeologia del commercio o a quella navale),
La difficoltà di fornirle un ambito d’indagine ben delimitato è tuttavia notevole, poiché non è semplice trovare il giusto equilibrio tra il lato umanistico e il lato tecnico della materia. La parte tecnica sembra, allo stato attuale degli studi, prevalere nettamente. Spesso, visionando i manuali di archeologia subacquea si ha l’idea di consultare un libro di soli metodi e tecniche da attuare in acqua.
Questa situazione, come è ovvio, è dettata dalla situazione generale in cui si trova l’Archeologia in Italia e che vale la pena, anche se velocemente di delineare.
Nata come materia umanistica, fortemente connessa alla storia dell’arte, l’archeologia sta entrando a tutti gli effetti, e i nuovi corsi universitari ne sono la conferma di questo trend, nell’ambito delle discipline scientifiche.
Diventa comunque indispensabile effettuare alcune riflessioni e considerazioni su cosa si intenda nel 2006 per archeologia.
Nell’ immaginario comune, fortemente influenzato dai media e da Hollywood, la figura dell’archeologo è ben delineata dai seguenti oggetti/caratteri: pennellino, spazi aperti, avventura, jeep, cappello alla Indiana Jones, vestiti color sahara, scoperte incredibili con trouppe televisiva annessa.
Ma nulla è più lontano da quanto appena descritto e non è neanche rappresentativa la figura dell’archeologo immaginato come uno studioso fisicamente non prestante, munito del classico occhiale con la testa sempre tra le nuvole e poco incline ai mezzi tecnologici.
Basta fare un salto nei dipartimenti delle varie università o nei cantieri archeologici aperti un po’ in tutta Italia o all’estero per rendersi conto che la verità sta nel mezzo e non sempre.
Un dato da tenere in considerazione è che l’archeologia negli ultimi anni è sempre più al femminile: maggior numero di laureate rosa, numero sempre maggiore di titolari di ditte archeologiche rosa, e anche in ambito accademico il numero è sempre maggiore. Solo così si spiega la scelta cinematografica effettuata da Hollywood nella trasformazione dell’obsoleto prof. Jones nella tecnologica eroina Lara Croft, e, in questa fase compaiono anche le prime indagini sommerse .
Gli orizzonti dell’archeologia si sono maggiormente dilatati: non solo più l’interesse è focalizzato sulle diverse forme di produzione artistica e dei modi espressivi delle civiltà antiche, ma anche sul loro modus vivendi, la loro economia, le loro interazioni con l’ambiente che li circondava, la loro cultura materiale, il loro sapere tecnologico e la loro mentalità.
E’ innegabile che questo nuovo approccio alla ricerca non sia stato fornito dalla tradizione di studi italiana, bensì arriva dall’estero e dalla cultura anglosassone e il quadro che ora si compone (naturalmente fornito dai centri di propagazione della cultura e nello specifico del sapere archeologico emanato dai dipartimenti universitari di scienze delle antichità, beni culturali, ecc.) è un quadro eccessivamente eclettico ed eterogeneo.
Dunque, cos’è l’archeologia? Sebbene tutti siano concordi sul metodo archeologico ovvero quello stratigrafico, metodo di cui si parlerà ampiamente in un secondo momento, universalmente accettato, non tutti sono concordi sugli obbiettivi, le finalità e i mezzi dell’archeologia.
A parte tutto, l’archeologia è una ricerca, una scoperta affascinante su noi stessi e sul nostro passato; utilizzare il metodo archeologico per effettuare un’indagine sulla nostra cultura e tutto ciò che essa contiene. Una ricerca delle nostre origini, malesseri,malumori, indignazioni . E se poi questa ricerca avviene in mare…